La guerra è anche una questione di Salute pubblica
Il primo principio della salute è la vita. La guerra è una minaccia diretta alla vita.
La mortalità e la morbilità associate alla guerra vanno oltre il campo di battaglia; l’impatto dei conflitti sulla salute dell’uomo non è, infatti, esclusivamente determinato dalle morti e dai traumi che ne costituiscono la diretta conseguenza, ma a questo bisogna aggiungere gli effetti del diffondersi di malattie infettive e delle malattie croniche non assistite.Inoltre, a più lungo termine, i conflitti portano inesorabilmente all’interruzione della sorveglianza per il monitoraggio delle malattie, all’interruzione dei programmi di salute pubblica e, nei casi peggiori, a danni o distruzione delle strutture sanitarie.
La storia ci insegna che durante guerre e conflitti, l’incidenza delle infezioni acute delle basse vie respiratorie, della diarrea e delle malattie prevenibili con vaccino (MPV) aumentano, si assiste ad una prevalenza allargata di focolai di malattie trasmissibili come il morbillo, la meningite meningococcica, la pertosse e la difterite, e possono manifestarsi nuovi modelli di malattia precedentemente controllate.
La disponibilità e l’accesso ad acqua potabile e strutture igienico-sanitarie influenzano il tasso e il tipo di malattia trasmissibile che si diffonde all’interno della popolazione colpita. Danni all’approvvigionamento idrico, servizi igienici insufficienti e scorte alimentari ridotte, creano ambienti in cui possono prosperare malattie trasmesse dall’acqua come, per esempio, il colera. Questo, si diffonde particolarmente rapidamente nelle aree colpite da conflitti e le sue conseguenze sono correlate al trattamento che dipende, in grande misura, dall’accesso ad acqua pulita e servizi igienici decorosi.